venerdì 28 marzo 2008

freddezza

Chi soffre davvero resta in silenzio.
Quel dignitoso silenzio di chi sente il lacerante strappo dopo aver ricevuto un colpo allo stomaco, per giunta senza motivo, senza preavviso, magari da colui che credeva un amico.
Il colpo è arrivato al di fuori della battaglia ufficiale, in un momento di pausa e di tranquillità, in cui non si era pronti a riceverlo, e non si era preparati a difendersi. Così si comincia a sanguinare, e perdendo sangue manca anche il respiro, sembra di soffocare. Si guarda negli occhi il carnefice sleale, a cercare un perché, ed a cercare, paradossalmente, il suo aiuto, la sua mano che ti aiuti a rialzarti. Ma lui resta impassibile, con gli occhi di ghiaccio, freddo nella sua stupida, inutile superficialità.
È come piangere di fronte ad un animale. No, non è così. Un cane sentirebbe la sofferenza umana, anzi la capirebbe da un semplice sguardo, ed inizierebbe a leccarti la mano, stando lì accanto a te per non lasciarti solo. Anche un gatto sentirebbe la tua sofferenza, forse un po’ meno del cane, non avrebbe la sua stessa fedele partecipazione, ma a modo suo farebbe sentire la sua utile presenza.
È come piangere da soli in una grotta. Ma no, penso che le pareti di roccia ti farebbero sentire protetto, circondandoti e dandoti riparo, ti farebbero sentire di avere una casa in cui rifugiarti, e ti consolerebbero a modo loro.
No, nulla è paragonabile ad un uomo senza sentimenti, tutta la natura, a modo suo, ci comunica e ci dà qualcosa, ci fa sentire parte di un tutto.
Invece gli uomini e le donne che non hanno cuore, che non hanno quella capacità di SENTIRE il dolore altrui, quelli sono pericolosi, quelli ti fanno sentire solo.

Nessun commento: