giovedì 28 febbraio 2008

Le persone sono come le vetrate colorate: brillano e scintillano quando fuori c'è il sole, ma al calar delle tenebre viene rivelata la loro vera bellezza solo se è accesa una luce dall'interno.
(Fernando Pessoa)

volver


Io prevedo il tremolio
Delle luci che in lontananza
Stanno segnando il mio ritorno
Sono le stesse che rischiararono
Con i loro pallidi riflessi
Fionde ore di dolore

E sebbene non desiderai il ritorno
Sempre si torna al primo amore
La tranquilla strada dove l’eco disse
“tua è la sua vita, tuo è il suo amare”
sotto il …guardare le stelle che con indifferenza
oggi tornano a me
Tornare con la fronte avvizzita
le nevi del tempo argentarono le mie tempie
sentire che è un soffio la vita
che vent’anni non sono niente
che febbrile è lo sguardo errante nell’ombra
ti cerca e nomina il tuo nome

vivere con l’anima ostinata ad un dolce ricordo
che piango un’altra volta
ho paura dell’incontro con il passato
che torna a confrontarsi con la mia vita
ho paura delle notti che, popolate di ricordi,
incatenano il mio sognare

però il viaggiatore che sente prima o poi trattiene il suo andare
e sebbene il dimenticare che tutto distrugge
abbia ucciso la mia vecchia illusione
custodisco nascosta una umile speranza
che è tutta la fortuna del mio cuore

(traduzione di "Volver", Estrella Morente)

martedì 26 febbraio 2008

giustizia

"Nella logica spietata della nostra società, i potenti schiacciano sempre i più deboli, e i più deboli soccombono. Ogni tanto, però, si intravede uno spiraglio di giustizia. Non aspettiamoci di più."
(dal film "analisi di un delitto")

lunedì 25 febbraio 2008

Il Sig. Mangiallegria e il raffreddore d'inverno

Il Sig. Mangiallegria è un omino piccolo piccolo, ma molto affamato, che vive nei cuori delle persone più sensibili…

Si sveglia di solito prima che arrivi la primavera, dopo aver dormito praticamente per tutto l’inverno in un lettino piccolo piccolo, in una casina piccola piccola, all’ultimo piano di un palazzo vecchio al centro della città. Durante questo periodo Il Sig. Mangiallegria (che la gente in città chiama anche Allegria Mangia) se ne sta buono buono nel suo lettuccio per ripararsi dal gelo dei mesi invernali, e non si muove da lì.
Mangia allegria è infatti un omino molto piccolo e fragile, dalla salute cagionevole, ed ogni volta che solo prova ad uscire di casa si becca un raffreddore talmente forte che deve passare il resto dell’inverno al letto . Così il Sig. Mangiallegria ha deciso di non uscire mai fuori e di aspettare l’arrivo della primavera per prendere un po’ d’aria.
Naturalmente si sente molto solo, anche perché nessuno ormai va più a trovarlo neanche a casa. Tutti hanno paura che stando vicino a lui si possano prendere qualche brutto malanno di stagione, ed in effetti questo è quello che succede di solito.
Solo una volta il Sig. M.A. ebbe un amico.
Era un tipo molto simpatico, si chiamava Tony Colarelli ed aveva un negozio di salumi proprio sotto casa del Sig. Mangiallegria. Il Sig. Tony aveva una salute di ferro, era un uomo alto e robusto, con due grandi baffi neri sotto al naso e una voce greve e bassa che quasi faceva paura… Ma nonostante l’aspetto un po’ burbero, Tony era un amabile signore, molto gentile e sensibile e andava sempre a casa del Sig. M.A. a portargli da mangiare quando lui non poteva uscire di casa per il freddo.
Così, porta il pranzo oggi, porta il pranzo domani, il Sig. Mangiallegria e il Sig. Tony Colarelli divennero ben presto amici e presero l’abitudine di giocare a carte e di chiacchierare insieme.
Un giorno, però, il Sig. M.A. era particolarmente malato. Aveva un raffreddore così forte che ad ogni starnuto il palazzo dove abitava tremava, e questo era molto sintomatico, viste le minute dimensioni del Sig. Mangiallegria.
Così, mentre i due facevano la loro quotidiana partitina a carte, nonostante tutti gli sforzi per evitare di starnutire addosso a Tony Colarelli, quando questi si congedò da casa dell'amico, era tutto pieno degli sputacchi del Sig. Mangiallegria.
Naturalmente la cosa non preoccupava il Sig. Tony, al di là di un po’ di sensazione di schifo che si prova anche per gli sputacchi del proprio migliore amico, perché lui, in vita sua, non si era ammalato nemmeno una volta e i bacilli del Sig. M.A. gli facevano, è il caso di dire, un baffo.
Tornato a casa però, sua moglie gli si gettò addosso per abbracciarlo, come faceva sempre quando rientrava a casa (la moglie del Sig. Tony era molto amorevole, una di quelle donne che il Sig. M.A. sognava di incontrare anche per sé…).
Quella notte stessa la Sig.ra Colarelli cominciò a starnutire, e dovette rimanere al letto per 50 giorni.
La Sig.ra Colarelli disse al proprio marito che da quel momento avrebbe dovuto scegliere: o lei o il Sig. Mangia Allegria! Tony non doveva assolutamente mai più incontrare personalmente il suo amico sempre ammalato, oppure, che fine avrebbe fatto la loro famiglia?? Non si poteva rischiare di avere il raffreddore tutto l’anno…
Da quel giorno il Sig. Tony non salì più a casa da M.A. e i due non giocarono più le loro partitine quotidiane a carte. Il Sig. Colarelli, che in fondo era molto dispiaciuto della scelta che aveva dovuto compiere, si limitò a costruire una specie di marchingegno composto da una corda e da un paniere, col quale poteva mandare ogni giorno il pranzo a Mangiallegria direttamente dal suo negozio alla sua finestra.
Il Sig. M.A. , che già non aveva tanti amici (per la verità non ne aveva nessuno), da quel giorno si sentì ancora più solo. Trascorreva le sue giornate d’inverno senza nemmeno uscire dal letto, tranne che per mangiare i panini preparati dal sig. Colarelli e per dare un’occhiatina fuori la finestra nei momenti in cui si sentiva meno triste.
Da lì vedeva solo pioggia e neve e il vento che soffiava forte, gridando contro gli alberi , le cose e le persone. La gente per strada rimaneva nascosta nei suoi impermeabili e sotto gli ombrelli giganti e neri, e di loro non riusciva nemmeno a scorgere i volti; l’unica cosa a cui pensava, l’unica sua speranza, era l’imminente arrivo ella primavera.
Con il bel tempo sarebbe potuto uscire come tutti gli altri, e vivere normalmente, andare in giro per le strade, parlare con le persone e magari trovare qualcuno che amasse la sua compagnia…
Ed infatti…
Gennaio stava per finire, e la primavera stranamente anticipava il suo arrivo. Nei prati cominciavano a spuntare tante piccole margheritine bianche. Presa una per una, a dire il vero, ognuna di loro era infinitamente piccola e timida, ma viste tutte insieme da lontano, le margheritine creavano un unico, compatto manto bianco, talmente imponente, che sembrava una manifestazione in piazza del Movimento per la Rinascita della Primavera (M.R.P.).
Il Sig. Mangia Allegria, al solo vedere dalla sua finestra un tale spettacolo, non stava nella pelle. Era eccitatissimo, non vedeva l’ora di correre giù per le strade ed andare incontro a tutte quelle persone che gli mancavano tanto durante l’inverno. Così, dopo essersi ben preparato per l’occasione, dopo essersi lavato, rasato, profumato, pettinato e vestito di tutto punto, il Sig. A. M. era finalmente pronto per il momento più bello dell’anno. Prese la porta e si precipitò giù per le scale fino al portone di casa.
Lì, per un momento, rimase bloccato. Un raggio di sole fortissimo lo colpì in faccia, e lui non è assolutamente abituato a questo genere di cose, visto che per tutto l’inverno se ne sta sotto il piumone e la luce arriva da fuori, nella sua stanza, solo attraverso le scure persiane quasi sempre abbassate.
Ma il Sig. M.A. non si perde d’animo, è ben pronto a superare qualsiasi difficoltà pur di uscire fuori per le strade e fare amicizia con le persone. Così, nonostante gli occhi gli si chiudano continuamente alla luce del sole, facendosi un gran coraggio, si fece avanti a piccoli passettini, e uno dopo l’altro, appoggiandosi al muro con le mani, riuscì ad uscire dal portone di casa…
Continua……

domenica 24 febbraio 2008

il flagello laico

"In un mondo sempre più diviso e frammentato, un nuovo invisibile flagello colpisce il nord e il sud, i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo, donne e uomini di tutte le classi sociali...la laicità.
Ogni 15 secondi sul nostro pianeta un individuo adulto diventa laico.
La laicità non si vede ma sta crescendo perché si trasmette attraverso idee, concetti, punti di vista, rapporti sociali non protetti con persone già laiche. Pensiamoci, prima di avere conversazioni occasionali con chi ha convinzioni diverse dalle nostre. E comunque, in quel caso, usiamo sempre l'intolleranza per ridurre il rischio.
Il laico, se lo conosci lo eviti. Se non lo conosci, è meglio."

(Paola Cortellesi, in "Parla con me", raitre, domenica h.23.30)
"...non potevo tornare indietro, ma non sopportavo di essere dov'ero. L'unica soluzione era andare avanti"
(da "Elegance" di K. Tessaro)

venerdì 22 febbraio 2008

lunedì 18 febbraio 2008

Assolutamente da visitare: www.carlwarner.com

sabato 16 febbraio 2008

"La danza è una poesia muta, la poesia è una danza parlata"
(Simonide)

giovedì 14 febbraio 2008

La pecora nera





Roma, ore 17.00, Via Nomentana. Stavo rientrando a casa e proprio nel parco di fronte casa mia cosa ti vedo? Un gregge di pecore che pascola! Sono subito scesa dal motorino per fare foto, scambiandomi sorrisini imbarazzati con le altre persone che sorprese dall'insolito spettacolo bucolico stavano facendo la stessa cosa.


Poi ho pensato, un gregge? Pecorella smarrita? Non è che sarà Dio che mi lancia segnali? Un miracolo! Sì sì, Dio vuole che io ritorni al gregge con le altre pecorelle smarrite!

Chissà cosa deve fare uno che vive (subisce..come si dice?) un miracolo... Deve compilare dei moduli? "Modello F14, richiesta riconoscimento status miracolato"?... Ero in preda a questi pensieri, già immaginavo che una pecorella si avvicinasse a me e cominciasse a parlare: Lauraaaa, non dire quelle cose su caos calmooooo.... ed ecco la salvezza! Una visione. Lì, tra tutte quelle pecorelle smarrite che buone buone brucavano l'erba del prato, eccola, unica, splendente, spiccare dal mucchio, Lei, la Pecora Nera!


Bellissima, unica, originale, sarà stata suggestione ma Lei non mi sembrava smarrita, e la sua stessa esistenza mi ha dato un senso di speranza..!


Bina San Valentino By Gianluigi M.


Meravigliosa.....

Alla frutta

Caro Anonimo,
Ti chiamo così per rispettare la Tua volontà di rimanere in incognita, anche se non la condivido, perché questo blog è nato proprio con l’idea di confrontarsi e discutere, qualsiasi opinione o punto di vista è bene accetto, e personalmente trovo giusto che ogni idea abbia la sua paternità.
Il Tuo racconto è molto carino, ma sinceramente non ho ben capito quale sia la pertinenza con il post a cui si riferisce.
Nella Tua metafora io dovrei essere la ragazza che si infuria per una pretesa, inesistente ingiustizia, ed il magnanime signore la Chiesa che si fa esempio di perdono bontà e superiorità.
Non credo che sia così.
Io penso che le dichiarazioni di Nicolò Anselmi siano molto gravi. Innanzitutto il sacerdote non ha espresso una sua semplice opinione personale sul film, cosa che sarebbe stata del tutto legittima in quanto critica cinematografica. L’Anselmi è un alto rappresentante della CEI, e in quanto tale si fa portavoce di tutta un’istituzione, la Chiesa, e si rivolge ad un numero enorme di persone, dando delle precise indicazioni ai fedeli sul corretto comportamento che questi dovrebbero tenere per essere dei buoni cattolici.
Pertanto, non credo che esprimere un’opinione sulle dichiarazioni fatte sia una sciocchezza da nulla, sia in poche parole, come da Tua metafora, una polemica pretestuosa.
Io trovo gravissimo, oltre che privo di senso, che la Chiesa si esprima anche in merito al contenuto di un film. Un film, un libro, un’opera teatrale, sono opere d’arte, ed in quanto tali, secondo me, sono, dovrebbero essere, prive di censura.
Quale forma espressiva richiede maggiore spazio di liberta di un’opera d’arte?
Non stiamo parlando di un film che è andato in onda in prima serata sulla rete pubblica nazionale, ma di un film (vietato ai minori di 12 anni) che è uscito nelle sale cinematografiche, senza autoimporsi a nessuno, ed ognuno è libero di andarlo a vedere oppure no. A seconda dei suoi gusti, delle sue inclinazioni, della sua libera scelta.
Ma una volta che si è deciso di andarlo a vedere, non si può sindacare sui suoi contenuti! Dire che avrebbe dovuto dire questo o quello, esprimere tale o talaltra morale, in questo o in quest’altro modo. Può piacere o non piacere, ma non può essere cambiato.
Se vogliamo andare ancora un po’ più a fondo, poi, l’essere umano ha i suoi lati oscuri, questo neanche la Chiesa lo nega, credo, e dove rappresentarli, dove descriverli, se non in un film, o in un libro?
Dopo tanti anni di oscurantismo, di battaglie contro la censura, a favore della libertà di opinione e di espressione, non si può rimanere indifferenti, almeno, io non ci sono riuscita, di fronte a certe dichiarazioni pubbliche. Perché se la Chiesa deve intromettersi anche nell’arte, indicando come deve essere fatta, bhè, io credo che stiamo proprio alla frutta. E credo che sia giusto, e non pretestuoso, esprimere la propria opinione in merito.

mercoledì 13 febbraio 2008

Rose rosse (amore e libertà)


Durante la prossima settimana, in vista della ricorrenza di San Valentino, festa degli innamorati, in Arabia Saudita verrà vietata la vendita di rose rosse, simbolo universale dell’amore e della passione, e di tutto ciò che sia inerente a tale festività. La polizia islamica ha già iniziato i raid nei negozi di fiori. ( Chissà che fine farà la terribile refurtiva sequestrata, cioccolatini a cuore, bigliettini color porpora, pupazzetti di peluches, verrà distrutta data la sua pericolosità??).
A tal proposito leggevo anche le dichiarazioni di Don Nicolò Anselmi, responsabile della CEi per la pastorale giovanile, riguardo alle scene erotiche del film “caos calmo” interpretate da Nanni Moretti e da Isabella Ferrari. Il sacerdote si ritiene “disturbato” da come i due attori fanno l’amore, “in piedi, vestiti, senza guardarsi in faccia”, e considera la scena diseducativa per i giovani, in quanto li potrebbe spingere a fantasie erotiche distruttive. I due attori avrebbero potuto/dovuto, continua il parroco, interpretare una scena d’amore più “positiva” che portasse, per esempio, al concepimento di un figlio.
Non credo che il parroco abbia così torto…
In fondo, perché non fare indossare ad Isabella Ferrari una bella camicia da notte con su ricamata la scritta “Non lo fo’ per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio”? Sarebbe stato sicuramente più opportuno.
Ovviamente, ad essere precisi, nella scena successiva sarebbe stato carino che i due protagonisti facessero un salto in Chiesa a confessarsi, che diamine.
Poi, certo, la storia avrebbe potuto soffermarsi un po’ di più su certi passi della Bibbia che in un film non dovrebbero mai mancare; in effetti non capisco perché non sia stato aggiunto, non dico come personaggio principale, ma almeno come co-protagonista, la figura di un prete di riferimento che ogni tanto ricavasse la morale cristiana dalle scene più complesse.
Per quanto riguarda la colonna sonora, io avrei messo naturalmente dei canti religiosi. “Credo in Te Signore” per la scena d’amore, cioè, scusate, di concepimento; “Dio è con Me” per la scena in cui Nanni è seduto sulla panchina e “Noi siamo i fiumi, Dio è il mare” per la scena finale.
In ogni caso, Isabella Ferrari dovrebbe essere messa al rogo, perché una donna che fa l’attrice lo merita, e un’attrice che gira una scena si sesso, figuriamoci.
Ma non temete, Dio è sempre pronto a perdonare….

martedì 12 febbraio 2008

sabato 9 febbraio 2008


domenica 3 febbraio 2008

Una giornata particolare


Stamattina sono stata svegliata da una telefonata. Mi dicevano di andare a casa di S., perché lui stava morendo.
S. è un signore anziano, è nato all’inizio del secolo scorso, ed è malato da tanto tempo. Quando stava ancora bene mi raccontava tante storie, sulla sua vita e sui suoi tempi, su Roma ai tempi di Mussolini e su come è cresciuto. Era l’ultimo di undici fratelli e in un piccolo paesino del sud Italia la notte dormiva su una cassapanca e veniva svegliato con un catino di acqua gelida in faccia. Forse per questo è cresciuto così forte, così ligio al dovere, così incline alla sopportazione, così capace di andare avanti…
Quando sono arrivata stava molto male, e non era nemmeno cosciente, però io gli ho preso la mano, e gliel’ho tenuta per tanto tempo. Era calda e liscia, con delle macchioline marroncine qua e là; con la mia mano sentivo le tutte le sue nodosità, ed ognuna sembrava parlare della sua vita, ogni piccolo osso, ogni ruga pronunciata, un dolore, una gioia, un sorriso, una lacrima.

Sono tornata a casa stanca e stordita, ed ho ricevuto una telefonata. Mi dicevano di andare a casa di S., perché lei compiva un mese e oggi si doveva battezzare.
Mi sono vestita di fretta, e sotto la pioggia, senza pensare a niente, sono corsa da S. Lì c’erano tutti i suoi parenti, i nonni, gli zii, i cugini, e tanti amici, tutti felici e vestiti bene. C’erano anche i suoi genitori, sua mamma bellissima, vestita di rosso, e suo papà un po’ teso, ma anche lui elegantissimo nel suo vestito blu.
La mamma e il papà di S., però, non si parlavano. Per la verità non si parlano da mesi, ed oggi era la prima volta che il papà vedeva la propria bambina. La mamma, di lui, non ne vuole proprio sapere, e non ne conosco bene la ragione. Forse hanno litigato, forse lui è stato cattivo con lei; forse è lei ad essere cattiva, e per questo vuole tenere lontani papà e figlia; o forse nessuno dei due è cattivo, magari, semplicemente, non si vogliono più bene.


Io sono stata tanto tempo con S. Abbiamo giocato e lei mi ha sorriso serena e felice. Era bellissima vestita di bianco come un principessa, ed aveva due occhioni blu che risplendevano ed illuminavano tutto intorno. Le sue manine erano talmente piccole che sembravano quelle di una bambola, e lei le muoveva di continuo, le metteva sul visino e mi stringeva forte forte le dita, come se volesse dimostrarmi quanta forza c’è, in quel corpicino minuscolo…
La sera, tornando a casa, ho pensato a quanto è sorprendente la vita. Il Sig. S. è ancora lì, nonostante tutti siano accorsi questa mattina al suo capezzale per dargli l’ultimo saluto, nonostante i medici lo avessero dato per spacciato dopo l’ultima nottata di crisi, lui non se n’è andato.
La piccola S. invece, stasera tornerà a casa con la sua mamma, che magari è triste, e piangerà perché si sente sola. Con loro non ci sarà il papà, a dargli il bacio della buonanotte, e a proteggerle durante il sonno.
Quante cose ti aspettano, piccola mia, sei appena nata e la vita già ti mette di fronte alle sue brutture. Chissà se ti sconfiggeranno. O magari le supererai e diventerai una donna ancora più forte e felice.
In fondo, la vita è imprevedibile…