mercoledì 12 marzo 2008

luna


Nel 1979 Loredana Bertè scrisse una poesia...

"E la luna bussò alle porte del buio
"Fammi entrare", lui rispose di no!
E la luna bussò dove c'era il silenzio
ma una voce sguaiata disse "Non è più tempo"
quindi spalancò le finestre del vento e se ne andò
a cercare un po' più in là qualche cosa da fare
dopo avere pianto un po' per un altro no,
per un altro no che le disse il mare,
che le dissse il mare

E la luna bussò su due occhiali da sole
quello sguardo non si accorse di lei
ed allora provò ad un party in piscina
senza invito non entra nemmeno la luna
quindi rotolò su champagne e caviale e se ne andò
a cercare un po' più in là qualche cosa da fare
dopo avere pianto un po' per un altro no,
per un altro no di un cameriere

e allora giù quasi per caso
più vicino ai marciapiedi
dove è vero quel che vedi
e allora giù senza bussare
tra le ciglia di un bambino
per potersi addormentare
e allora giù fra stracci e amore
dove è un lusso la fortuna
c'è bisogno della luna
e allorà giù giù giù

E allora giù quasi per caso
più vicino ai marciapiedi
dove è vero quel che vedi
tra le ciglia di un bambino
per potersi addornentare
c'è bisogno della luna
giù giù giù
("E la luna bussò", L. Bertè)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Paolino, quando giungeva l'ora di andare a dormire, trovava, sempre, mille scuse prima di addormentarsi e rimanere solo nella sua stanza.
"Le lenzuola del mio letto sono fredde." diceva, oppure:
"Tutte queste coperte mi soffocano!"
E ancora:
"Un bicchiere d'acqua, per favore, mamma. Poi mi addormenterò."
Tutto questo indugiare mascherava la vera paura di Paolo. Già, aveva paura, una grandissima paura, paura... del buio!
Ridicolo, vero? Come?! Anche voi avete paura del buio? Anche voi, quando siete nel vostro lettino, non riuscite ad addormentarvi per paura del buio?
Paolino riuscì a vincere la sua paura con questa storia.
Ascoltatela attentamente anche voi:
«I bambini non sono mai soli nel buio della loro stanza.
Un'amica grande e luminosa fa compagnia ai loro sonni. Per riuscire a vederla tirate su le tapparelle della finestra, scostate le tende ed eccola lassù... nel cielo! Sto parlando della luna, ovviamente, che con il suo disco argentato e il suo chiarore illumina, quel tanto che basta, le stanze dei bambini. E li fa addormentare sereni, cancellando tutte le paure dai loro cuori, compresa quella del "buio".»
Paolino fece tesoro della storia.
Da quel momento in poi non indugiò più per andare a dormire. Svelto indossava il pigiama, tirava su la tapparella, scostava la tenda e...
Sorridendo alla sua grande amica, si infilava sotto le lenzuola e si addormentava sereno, senza più paure.
Continuò così per alcune sere, finché:
"Aiuto, manca un pezzo di luna!" iniziò a gridare una sera "Chi ha portato via una fetta alla mia grande e argentata amica?"
Ed era proprio accaduto quello che diceva Paolino. Qualcuno aveva "affettato" la luna. E ora? Come vincere la paura del buio?
Tranquilli, continua la storia:
«La luna rischiara con amore i sonni dei bambini e le notti del nostro pianeta Terra. Ma oltre il blu della notte, oltre le stelle, laggiù, lontano lontano, esistono altri pianeti abitati da bambini come voi. E anche loro stentano ad addormentarsi per paura del buio. Allora, essendo lei la grande amica di tutti, ma proprio tutti i bambini, si fa "affettare" un pezzo di disco argentato e lo fa arrivare sugli altri pianeti. Non temete! La luna nel far ciò non sanguina e non sente dolore. Tutto avviene di giorno ad opera dei maghi dello spazio. Sono i maghi blu, simpatici e veloci, vestiti con tuniche cucite con pezzi di cielo, difficili, quindi, da vedere a occhio nudo, ma credetemi esistono davvero! Abitano nel paese Opergia dove tutti sono operosi servendosi della magia. Per affettare la luna usano una gigantesca sega con denti di ghiaccio spaziale, anch'essa invisibile ad occhio nudo. Poi procedono al taglio del disco argentato in maniera rapida e indolore e infine cospargono il pezzo di luna tagliato di polvere blu interplanetaria e... ZUT, ZOT, ZATAFIN lo fanno arrivare alla destinazione stabilita in un batter di ciglia.
La luna è felice di donarsi per far dormire tranquilli i bambini dell'universo. E poiché i pianeti sono tanti, per accontentare le richieste di tutti si fa affettare più e più volte per più e più giorni, dando un gran lavoro ai maghi blu.
Quindi, non preoccupatevi, se il disco argentato della luna si consumerà con il passare delle notti.»
Paolino si addormentò sereno e, soprattutto, contento che anche gli altri bambini di pianeti lontani godessero del chiarore della sua grande amica. Fu così per alcune notti. Ma una sera, dopo essersi infilato in fretta il pigiama, guardò fuori dalla finestra, su in cielo e...
"Non c'è più! Non c'è più la luna!" gridò fortissimamente "La mia grande e generosa amica mi ha lasciato solo. Solo con il buio!" Sospirò e iniziò a piangere. No, non disperarti Paolino! Per nessun motivo la luna lascerebbe i bambini nel buio delle loro paure. Volete sapere, anche voi, cosa era accaduto?
«Dopo essere stata affettata per giorni e giorni, la luna, anche se a malincuore, si prende un po' di riposo. Va nel pianeta Opergia, il pianeta dei maghi blu. In questo periodo, i maghi, muniti di aghi di nuvola e fili di vento cosmico, ricuciono pezzo pezzo tutte le fette tagliate.
È un lavoro delicato che solo mani magiche come le loro sono in grado di compiere. E alla fine, la luna, tornerà ad essere il disco argentato che accompagna il sonno dei bambini.
Anche i bambini degli altri pianeti sanno del periodo di riposo della luna. E lo rispettano. Hanno capito che tornerà da loro, dividendosi e affettandosi per rischiarare il loro sonno e fugare le loro paure.»
Anche Paolino capì, quindi, che la sua argentata amica sarebbe tornata presto. Ma, intanto, nella sua assenza, che fare? Come vincere la paura? E gli altri bambini, come facevano?
«E per finire, bambini, ricordatevi: se la luna è di riposo o le nuvole non ve la fanno vedere, andate pure a letto tranquilli, chiudete gli occhi e...la grande amica che fa vincere la paura del buio vi apparirà in sogno per rischiararvi la stanza.»