lunedì 10 marzo 2008

Ode al caffè (pictures by Gianluigi M.)


So di poter risultare impopolare, ma nell'eterna battaglia tra caffè e alcool, che oggi potremmo anche proporre nella variante caffè vs droghe leggere, io faccio vincere, senza ombra di dubbio e a pieni voti, il caffè.
Ahhh, caffè, caffè... amore ancestrale...
Dunque. Le motivazioni sono le seguenti:

"Un caffè forte e abbondante mi tiene sveglio.
Mi da un calore, una forza insolita, una sofferenza non priva di piacere.
Preferisco più soffrire che essere insensibile".
(Napoleone)

"Il caffè, questa sobria bevanda agisce potentemente sul pensiero e accresce, contrariamente a quanto succede per le bevande alcoliche, la chiarezza e la stringatezza dello spirito.
L'introduzione del caffè in Francia fu una felice rivoluzione,
il grande evento che introdusse nuove forme di vita e portò un importante contributo al risveglio spirituale del xvııı.
Il caffè disperde la vacillante pesante poesia della fumosa fantasia e fa guizzare le folgori della verità".
(Jules Michelet, storico francese)
And the winner is.....

1 commento:

Anonimo ha detto...

...il caffè è ottimo, ma preparato con la "Bialetti" e non con la "Alessi"!

...questa mattina leggevo il testo che segue ed ho pensato: "ecco un blog ad litteram… a cura di Italo Svevo (pseudonimo di Ettore Schmitz)" Recuperate le pagine on-line, le posto ai gentili internauti di amilliondollarbaby affinchè anche Svevo possa avere, anche se a distanza di anni, un numeroso pubblico.

C.

Premessa:
Ettore Schmitz e Livia Veneziani si fidanzarono il 20 dicembre 1895: per Natale lei gli regalò un quaderno. A Ettore fu chiesto di trasformarlo in un Diario per per la fidanzata nel quale lui scrisse... "praticamente" un blog

[3 Gennaio] 3 JANUAR
1896 ore 10½ ant.
Corrispondo al tuo desiderio mia Livia e incomincio queste annotazioni... alla tedesca. Che ogni giorno mi dia un’idea e un sentimento per te e mi vengano natura¬li, spontanei su dal cuore. Allora sarà bene per noi tutti, vale a dire per noi due.
Un uomo può avere solo due grandi fortune a questo mondo: Quella di amare molto oppure quella di com¬battere vittoriosamente nella lotta per la vita. Si è felice in un modo o nell’altro ma non avviene spesso che il de¬stino conceda ambidue queste felicità. Mi pare perciò che dei caratteri umani, i felici son quelli che sanno rinunciare all’amore o quelli che si tolgono dalla lotta. In¬felicissimi son quelli che si frazionano come desiderio o come attività nei due campi tanto opposti. Strano che pensando alla mia Livia io ci veda e l’amore e la vittoria.
ore 4 pom. ¸ 7 minuti
Oggi son 3 mesi dalla morte di mamma. Come l’ho pianta poco!
2 ore 4. - 7m. pom.
[5 Gennaio] 5 JANUAR
8pom.
Come la mia cotta va aumentando e come è una cotta differente da tutte quelle che la precedettero. Più m’istupidisco (perdonami, Livia, se continuo ad usare questo verbo che la prammatica vuole) e più lieto, sereno, laborioso divengo. Poco fa per un bisogno istintivo di sentire la tua voce in quest’ora in cui sempre la sento ti chiamai al telefono e nell’oscurità sorrisi a te, alla tua voce, al vestito lilà che oggi indossi e che somiglia alla tua voce, alla tua faccia che veramente è di un altro colore. E il bello si è che mi sento caldo al cuore anche quando non ti sono vicino. Ti sento ben mia anche nella lontananza e mi scende nell’anima la grande tranquillità che questo vigliacco mondo borghese m’accorda. Io ti conquisto ora ma esso ci penserà di legarti a me con nodi indissolubili e farà bene. Oh! buona e cara borghesia! Nella gioia di saperti tanto mia, definitivamente mia dovetti fare qualche cosa e mi misi a fumare non appena abbandonato il telefono.
[7 Gennaio] 7 JANUAR
Ore 9½ antim.
Certo al momento di svegliarmi io non rammento né la faccia né l’amore di Livia. Talvolta per ricordare l’una e l’altro nella loro interezza ho bisogno di vedere la fotografia ch’è rimasta lì tranquilla a vedermi a dormire. E allora la quiete del risveglio viene interrotta d’un solo tratto dal ricordo della vita, di tutta la vita e m’assale nello stesso tempo tutta la gioia del possesso e l’inquietudine che mai sempre accompagnò e accompagnerà il mio amore. Poi ricordo tutti i ragionamenti fatti il giorno innanzi in compagnia tua o soltanto, muto, a te da canto, per quietarmi, e quando mi levo, fischio Wagner il musicista dell’amore e del dolore ma senza sentire che il primo. Esco di casa col cappello sulle quarantotto e... la sigaretta in bocca. Povera Livia! Ogni piacere e ogni dispiacere che mi dai, aumenta la mia faringite.
[8 Gennaio] 8 JANUAR
Ore 10¼
Come lo scrivere può essere un riposo! Ho avuto molto da fare oggi e vengo a questo libro proprio in cerca di quiete, un intervallo di respiro. Eppure, Livia, certe parole da te dettemi ieri mi dispiacquero profondamente e mi pesano sull’animo grevi, grevi, un incubo. Così oggi riprendendo a mani il libro, passo dalla noia al dolore; non è il sollievo degli altri giorni. Quando tu leggerai questa pagina, io (lo spero) avrò dimenticate quelle parole e non saprò più neppure ridirtele. Sarà meglio così! Intanto la giornata resta fosca e triste, senza luce. Che siano i miei nervi che mi fanno apparire così brusco il presente, così pauroso l’avvenire? Ah! capisco che faccio meglio di ritornare alla noia del mio ufficio piuttosto che imbrattare in tale modo queste pagine che tu destinavi a tutt’altro ufficio.
[10 Gennaio] 10 JANUAR
Come sei fatta mia buona Livia! Ieri fosti lieta che ti fosse stato detto da me, che, anche milionaria, avresti fatto bene di darti a me. A me parlarono e parlano bene o male di te; per me resti sempre identica. E quando mi dicevano: Livia non ha il carattere né di Nella né di Olga ma della nonna, io ridevo lieto pensando ai colori della tua cara faccia che restavano immutati ad onta dell’insolenza ch’era stata loro diretta e pensavo: Non di Nella, non di Olga, ma per me meglio. Me, amerà come vorrò essere amato e mi sopporterà, sopporterà i miei grilli e le mie malattie, amerà tutto me, pazzo, bestia, vecchio.
Lasciavo che parlino e che dicessero bene o male di te, pensavo: Livia non ha né difetti, né virtù. Livia è Livia.
11 JANUAR
Ore 4 ¸ 7 minuti
No che non aspetto fino a domani per scriverti. Oggi (10 ancora) m’è accaduto una cosa che m’ha commosso profondamente. Pensando a te son rimasto 24 ore o quasi senza fumare. Se sarai buona, buona, adesso mi riprometto, sempre pensando a te, di liberarmi di tutti i miei vizi e rifarti un marito come lo meriti, amante perenne e sereno che non ti secchi, che non dubiti di te.
11 [Gennaio] 11 JANUAR
Cesserò di parlarti per telefono. Ne resto sempre male. Io ho accanto qualche impiegato e devo dirti parole tanto fredde che l’impiegato non deve neppur comprendere ch’io parli con una donna. Tu poi sei tanto naturalmente fredda, mostra d’inglesina stanca di vivere, che se non ti sono accanto a disturbarti e turbarti è ben difficile che tu ti accalorisca. Perciò me ne vado dal telefono freddo, freddo e seccato. Accidenti! Quella macchina non mi trasmette che notizie e accenti secchi e freddi di cui non so che farmene. Per te il telefono è un sostituto del telegrafo, per me ha da sostituire addirittura il contatto, il bacio!
11/1 durante la bora 2 JANUAR
Oh! grazie! Non ne puoi più! Ed io neppure! Non so più né quello che tu pensi di me né quello che senti per me! L’ho dimenticato! La balena! Fuori soffia, soffia, e soffii pure. Io questa sera verrò, certo verrò. Verrò a conquistarti di nuovo perché chissà se sei ancora ben mia? Ne dubito! Ho un desiderio di fumare, di bere, di dedicarmi a tutti i vizii per punire te... che finora non hai colpa.

[12 Gennaio] 12 JANUAR
Ore 10 ant.
Ci pensai spesso da ieri. Alla stazione feci un bon mot che ti ferì: Significai con esso la mia indifferenza per tutto meno che per la sigaretta. Per scusarmene dissi poi che avevo voluto scherzare ma la cosa rimane più seria di quanto io abbia voluto concedere e di quanto tu possa credere. La mia indifferenza per la vita sussiste sempre: Anche quando godo della vita a te da canto, mi resta nell’anima qualche cosa che non gode con me e che m’avverte: Bada, non è tutto come a te sembra e tutto resta comedia perché calerà poi il sipario. Di più l’indifferenza per la vita è l’essenza della mia vita intellettuale. In quanto è spirito o forza, la mia parola non è altro che ironia ed io ho paura che il giorno in cui a te riuscisse di farmi credere nella vita (è cosa impossibile) io mi troverei grandemente sminuito. Quasi, quasi, ti pregherei di lasciarmi stare così. Ho un grande timore che essendo felice diverrei stupido e, viceversa poi, son felice (quale confessione ti faccio) soltanto quando sento movermi nella grossa testa delle idee che credo non si movano in molte altre teste. Che però sia il mio desiderio sincero di non ferirti, lo prova già il fatto che per te (è proprio per te) voglio o vorrei rinunziare alla sigaretta che osai porre in rivalità con te.

[13 Gennaio] 13 JANUAR
ore 10½ ant.
Pensieri! Gravi pensieri che di tempo in tempo mi tolgono anche in questi giorni la serenità. Lotto per rimanere col caldo sentimento della mia felicità, penso ai tuoi capelli, alla tua bocca, alle guancie rosee ma poi ritorno sempre alle mie preoccupazioni. Non è soltanto question d’argent. È ben peggio! Le preoccupazioni o le deficenze ci torranno non l’affetto ma le sue manifestazioni. Tu vedrai in me la causa prima del tuo stato meno gradevole e certo in quegl’istanti non mi amerai. Io poi (vado indagando con tutta sincerità l’animo mio) avrò l’unica preoccupazione di veder sminuito il tuo abbandono, perché io, voglio ricordarmelo sempre, porto nella nostra unione ben poca cosa da perdere. Non la fede nella mia intelligenza, non capacità grande di vero lavoro, neppure la grande ambizione dei miei primi anni. Tu sola coi tuoi 21 anni hai da perdere tutto. Se mi guarderai brusca, se mi dirai che in me non sai amare l’inettezza io, addolorato per sempre, ti dirò: Tu l’as voulu!

Ancora 13 [Gennaio] 14 JANUAR
Alfonso è morto. Andai a vederne il cadavere. La mia affezione per lui non è stata mai molto forte: Una sua parola al letto di morte mi toccò e per quella lo rimpiango sinceramente. Ma dinanzi al suo cadavere mi sentii vicino, vicino al mio, al tuo destino. E mi vedevo proprio così, freddo, freddo e solo, una cosa con un lontano ricordo di vita. Nella stanza vicina tu ancora piangevi ma quelle lagrime io non udivo e quando le sentivo m’accorgevo ch’erano l’annunzio del distacco eterno. Forse erano già sparse piuttosto per la vita che per la morte. Sì, povera bionda! I pensieri avuti sino allora in due ricadevano tutti su te; forse gravi, gravi, pel futuro tuo e d’altri. E tu, energica come io t’amo, pensavi intensamente più che intensamente soffrire.
ore 4 meno 7 minuti

14 ore 10 ant. 14 JANUAR
Strano come sono malcontento di me, di te, di tutti. Di me che non seppi ancora essere virtuoso, di te, cui ieri sera mancò qualche cosa che non ti dirò, di tutti che mi circondano meno benevolenti di quanto io vorrei. È affare di sensazione perché forse mi sarebbe anche impossibile di dirti in quale punto tu sbagliasti. Ma certo sbagliasti! Intanto poco fa andai al telefono per sentirti differente di quanto ti temo. Sbagliasti! Non eri più in casa! Sei dunque sempre a zonzo? Oggi sarai a pranzo da Paola ed io non ci sarò! Sbagliasti! Mi attendo una brutta giornataccia! Che cosa insegnerò da Revoltella? Fumate! Fumate e non amate!
Ancora 14 Gennaio ore 4 - 7 m. 15 JANUAR
Come sei bella quando sei serena en plein air. Oggi ce ne andammo via di Ortensia, tanto calmi, tanto buoni. All’aria aperta vidi i tuoi occhi sì trasparenti che mi parve di poter vederci dentro sino all’anima. Trasparente eri tutta, anche la tua pelle, persino il rosso delle tue labbra e tutto sorrideva, sorrideva a me. Così, così, ti voglio. Oh! mi fosse concesso di renderti tutta la vita così soavemente serena!

15 [Gennaio] 15 JANUAR
Mi dicesti che tutto questo libro ti sembra molto fin de siecle. Sarebbe male, male assai, se tu nelle mie parole non sentissi la passione. Allora sì che saremmo divisi per bene. Certo finché sento con tanta vivacità non posso andar a cercare le parole che a te possono piacere di più, ma solo quelle che danno più completa soddisfazione a me, al mio sentimento. Quando senti un’idea, sappilo, è un sentimento. Finché mi senti a te da canto e per te o con te pensare laboriosamente, è certo che ti amo e non mica ad uso fin de siede.
ore 4 - 7 m.
Olga mi telefonò che tu sei indisposta, leggermente indisposta, anzi più commossa che indisposta. Non mi faccio pensieri; anzi provo un potente dispiacere di non esserti accanto per amarti ammalata. Come sarei per te l’ottimo fra gl’infermieri! Oh! che non posso accorrere a tenerti una mano finché dormi!

[16 Gennaio] 16JANUAR
Das war des Püdels Kern? Eri indisposta per mancanza di fede nel tuo proprio amore! Ecco che mia moglie è più fin de siecle di me, perché io, finora, ho avuto dei dubbi sul tuo affetto, mai sul mio. Il giorno in cui avessi dei dubbi ad uso tuo, saprei molto bene quello che mi resterebbe da fare. Non avrei dei riguardi per nessuno e prima di tutto non per me stesso. Indagherei con tutta accuratezza, con tutta lentezza, ma, arrivato alla conclusione ne trarrei tutte le conseguenze fino all’ultima. Non avrei dei riguardi né per me, né per te, né per i tuoi genitori, né per tutto il mondo. Quello che non sta insieme deve dividersi e ti lascerei con la stessa calma con cui sono venuto a cercarti. Una sera me ne andrei fischiando, dopo di averti dato un ultimo bacio. Fischiando passerei S. Giacomo e la Barriera, ma poi non andrei né a casa né al «Piccolo». Camminerei, camminerei, tutta la notte, fino ad arrivare ad una stazione ove nessuno mi potrebbe riconoscere e potrei, finalmente, per fuggirti, ricorrere ad un mezzo di trasporto più rapido delle mie gambe. Andrei nel mondo vuoto senz’avere un dubbio, sapendo d’essere più onesto che mai. E nello stesso momento in cui dovrei ammettere che tu mi avessi sposato senz’amarmi io penserei: Strano, come in mezzo a tanta religione, possa esserci tanta disonestà. Oh! cara Livia! Colpa tua mi trovo in un curioso stato d’animo per un fidanzato. Questa mane pensai a te, pieno di diffidenza e di rancore!

17 JANUAR
L’inquietudine che mi desti non m’abbandonerà tanto presto. Prima di tutto mi dicesti tu stessa che anche accorgendoti di non amarmi non mi lasceresti; così io non saprò mai niente di sicuro ed un tuo sorriso potrà equivalere per me ad una bonne mine à mauvais jeu. Quando riavrò la mia sicurezza anche se fosse vero che tu mi ami? Io sono sicuro della sincerità delle parole che mi dicesti la sera di mercoldì. Proprio dubiti del tuo amore per me, anzi non lo senti affatto. Unica menzogna, pietosa menzogna, fu di dirmi che vedendomi<, a te tale dubbio scompaia. Non è vero ed io ho potuto accorgermene dal fatto che improvvisamente a te era capitato il desiderio di rileggere il mio romanzo. A te tale romanzo era piaciuto e ti pareva una via sicura per riattaccarti a me di rileggerlo. Hai le più buone intenzioni, tu! Ma ti senti tanto lontana da me anche quando mi sei vicinissima che proprio senti il bisogno di aggrapparti a qualche cosa che ti pareva potesse riavvicinarci. Mi dicesti che io ero da poco se non ero capace di riconquistarti. Io non sono buono di conquistare nulla. Io non voglio conquistare nulla. Io voglio avere e tenere senza sforzo. Altrimenti la vita diventa per me disaggradevole, piena di responsabilità e di minaccie. Se non posso avere e tenere senza sforzo, io volontieri rinunzio, senza esitazione rinunzio.
Sempre ancora 16.1.96 ore 4 ¸ 7 m. pom. 18 JANUAE.
E del resto non saprei quali diritti io mi abbia al tuo amore. Non è mica detto che perché io t’amo, tu abbia ad amare me. Io son fatto così, che il giorno in cui avevo dichiarato a me stesso di voler averti, io ti amavo. Ma non feci nulla per farmi amare. Sarebbe stata una seduzione, ed io non voleva sedurre nessuno a vivere. Anzi accumulai ostacoli fra di noi per vedere se tu saresti stata capace di eliminarli. Sì, ma ora, perché avresti da amarmi, tu? Io da vero, sarei molto sorpreso se tu mi amassi. Pur troppo tale sorpresa mi sarà risparmiata.
Più tardi
E che non mi sai amare c’è un’altra prova. Che bisogno hai di trovare belli i miei occhi o di trovarmi bello quando rido? Quando mi dici cose simili, io sempre penso che quando non rido, o, fuori dei miei occhi, io sono brutto, brutto per te. Vai ricercando quando o dove ti piaccio per ricordartelo, per sentirti amante. Non sai neppure amare, tu Knospel Quando ti bacio sento un odore di latte che m’inebria ma che mi ricorda ch’io t’offro un amore che neppure sai comprendere. E chi sa quali sorprese ci attendono! Dopo l’ultima avventura, io ammetto che tutto ci possa capitare. La probabilità meno grande è la felicità.

[19 Gennaio] 19 JANUAR
Oggi compisco 34 anni e 1 mese. Dacché sono padre di famiglia non mi pare d’essere tanto vecchio. Non mi pare neppure d’essere tanto malcontento di me e di te. Io vado incontro all’avvenire con gli occhi chiusi e la testa in sacco ogni qualvolta non m’è dato di poggiarla sul tuo seno.
[20 Gennaio] 20 JANUAR
ore 10½ ant.
Oggi per Falb è giornata critica, per me è giornata finanziaria. Ieri ti chiesi in prestito i 1500 fior [ini]. Oggi Adolfo, pur riconoscendo di aver bisogno di quei tuoi poveri risparmi, mi tenne una predica ch’io stavo per divenire assai soggetto a te. Fa niente, lo diverrò volontieri; già non credo che tu farai niente di male di me. La finanza però mi toglie la quiete. Sto meditando dei nuovi risparmi da tutte le parti. Intanto oggi s’apre definitivamente la cassa fumo; ma però si capisce che non è da quella che verranno le risorse. Quella sarà la dote della nostra cara Letizia. Oh! cara mia! Come son puerile! Non è dal risparmio che dovrebbe venire il nostro benessere, ma da qualche mia buona forte idea. E invece già il primo giorno in cui parlai con te, t’avvisai ch’io non era una macchina da zecca. Come mi sarebbe dolce poter soddisfare il gusto tuo per le cose fine! Eri così fina ieri nel tablier inviato da Nella. Il vestito era la semplicità stessa della tua buona mente giovanile, il tablier s’accordava con la tua faccia rosea fine e complicata nei suoi toni sì varii!

[21 Gennaio] 21 JANUAR
ore 10½ ant.
Non avrei mai creduto d’essere tanto suscettibile ma me la festi grossa. Io corro come un matto oltre il monte Cucco per arrivare da te più presto. Arrivo: Livia non c’è e nessuno sa dirmi ove sia. Dopo le tue spiegazioni sarebbe stato mio dovere di metterla via ma prima... prima... Prima avrei dovuto mettermi a giuocare con Dora e Fausta e stare lì tranquillo finché Ella si fosse degnata di discendere. E se poi non fosse discesa prima di un quarto d’ora, avrei dovuto vestirmi e battermela all’inglese. Oh! Come sarei stato soddisfatto d’essermi vendicato e almeno nel tuo risentimento certo vivace avrei trovato la certezza che non avevi meditato un’offesa, o anzi che credevi di attendermi a dovere copiando della carta bollata.
Mostra di bionda! E per te ho fumato or ora l’ultima sigaretta.
ore 4-7m. pom.
Ho un mondo da fare ma attraverso a tutte le noie vengo accompagnato dal ricordo del tuo ultimo bacio. Lo asciugai sulle scale ma con la lingua ed ora ne sono tutto quietato e lieto. Come sto bene e come starò bene sempre! Il bene lo succhierò sempre dalla tua bocca. Pur troppo, in compenso, vi caccerò dentro il male.

[22 Gennaio] 22 JANUAR
Eppure bisognerà abituarsi di contenersi altrimenti davanti a gente. Bisogna stare attenti, che diamine, altrimenti la gente sparlerà di noi. Di solito al primo momento in cui capitiamo fra gente io non ti guardo neppure. Poi, per caso, io vedo il tuo occhio verde e sto a guardarlo tutto stupefatto che sia così e non altrimenti. Allora naturalmente talvolta giro intorno agli occhi, scendo per il naso e passo alla bocca ove ricordo tante e tante cose. Intanto Haydée mi parlava di letteratura e l’altra signorina mi sussurrava nelle orecchie ch’ella aveva letto Paul de Kock. Io stavo a sentire ma non capivo perché veramente tutta quella gente s’occupasse di tante cose mentre io non mi preoccupo che di una soltanto. Con tutte queste parole volevo dirti che debbo stare in guardia di non vedere il tuo occhio perché altrimenti finisco col guardare il resto.

[23 Gennaio] 23 JANUAR
a mezzodì
Fra un quarto d’ora ti vedrò. Non ne ho amarezza ma pure non tutto il ricordo di iersera è dolce. A un dato punto - io studiavo nella tua faccia una nuova linea scoperta allora allora - tu sbadigliasti. Io subito te ne feci un rimprovero. Non ricordai certo allora che lo sbadiglio è spesso il prodotto di qualche particella di sangue che non vuole ossidarsi. Io pensai al sonno, alla noia e non posso dubitarne - anche tu sentivi qualche cosa di simile - perché per scusarti, mi dicesti che la sera innanzi eri andata a letto alle undici. Così è dunque fatta la vita! Quando tu non avrai dormito, io potrò starti accanto attivo ricercatore d’idee e di sentimenti e tu avrai sonno istesso. Niente non gioverà, povera putella, e mi offenderai col tuo sbadiglio. Vero è che dopo, tu ti sagrificasti fino in fondo venendo persino ad accompagnarmi al «Piccolo». Te ne sono grato ma però è certo che la prolungata mia compagnia ti fa sonno. Non tu, la vita è fatta così ed io ne soffrirò sempre. Quando poi non avrai neppure il desiderio di placarmi e di sagrificarti, allora sì che starò fresco.

[24 Gennaio] 24 JANUAR
Sono stato cattivo! Lo sento più che mai oggi" in cui mi venne detto che a teatro, in platea, si ammirava la tua semplicità. Nella tua buona faccia sincera io, invece, cercavo il tradimento. Non tutta la sera! La prima parte io stetti ammirandoti come tutti gli altri. Poi, più tardi, appena, mi capitò l’idea che forse il tuo pensiero era ben lontano da me. Tu, per scherzo, non volesti restar ritirata nel palco neppure per un istante e questo fu male perché là nell’oscurità io potevo osare una lieve carezza che nella lunga serata mi spettava. Fu quella premura di ritornare al tuo publico che mi rese tanto bestia. E andava invaginando come al solito la parola offensiva che finii anche col trovare. Ti dissi ch’io ti guardava non per affetto ma per spiarti! Bisogna confessare che le offese non mi mancano.

[25 Gennaio] 25 JANUAR
Meno male! Tua madre mi telefonò che stai meglio. Dicono che l’amore guarisca dalle rane. Io invece ne ho il doppio di prima: Per te e per me. Piero disse ieri che dal raffreddore alla bronchite non c’è che un passo ed io tutta la sera e poi più tardi, al «Piccolo», e poi ancora a letto, sentii la mia Livia vicina, vicina alla bronchite. Sai che cosa sia? Un affanno, una febbre che non ti permetterebbe neppure di pensare a me che ti starei accanto più che mai tuo perché avrei anch’io il tuo stesso affanno, la tua stessa febbre. E tu morresti senza neppur ricordare che mi lasci tanto miserabilmente solo perché sarei proprio, proprio solo. Sono già tanto abituato a considerarti il perno intorno al quale girano i miei desiderii e le mie speranze. Oggi è una giornata chiara e bella e le mie rane s’acquietano quando non c’è scilocco. Ricordo d’aver sentito ieri il tuo polso. Tac! Tac! Non c’è in esso né stanchezza né disuguaglianza. Cammina sereno e sano come se avesse ad essere eterno. Lo ricorderò sempre e perciò quando avrò rane farò che gracchino in altro verso. Vedrò me moribondo e tu mia buona assistente. Già sei destinata a fare da infermiera e lo farai. Io sarò pieno di pretese e di malumore e ti farò soffrire tanto che quando me la batterò ti lascerò brutta e vecchia e nessuno più ti vorrà.

26 Gennaio ore 1 ant. e 10 m. 24 JANUAR
Ciò che non feci per amore farò per guarire della gelosia. Voglio non fumare più per essere meno nervoso.
[26 Gennaio] 26J ANUAR
ore 11 m. 7 m. ant.
In fondo un individuo decadente come me non sa amare bene. Con la sincerità di cui faccio esercizio in questo volume lo dico e lo confesso. Ho per te perenne e uguale un affetto composto di non so che cosa e che io penso risultato dalla tua purezza e dalla tua bontà. Ma non mi pare che un mese e 1 settimana dopo il nostro fidanzamento la cosa sia bene messa così. Me ne accoro da non volerne più scrivere.

[27 Gennaio] 27 JANUAR
ore 12 ant.
Mi hai telefonato di non portare le paste ad Ortensia ed io non le porterò lieto di sentirti più buona di me. Perché gli altri dicono che tu non sei delicata? Già io non uso di star a sentire - come fai tu - quello che mi dicono gli altri. Quando ti bacio e tu tutt’ad un tratto t’allontani da me per guardarmi coi tuoi begli occhi spalancati e vedere se io sono molto contento del buon volere che tu dimostri a volermi soddisfare, io capisco tanto bene tutta l’intima delicatezza della tua buona anima di fanciulla alquanto grezza, la testa oltre che piena di capelli, di categorici imperativi conventuali, che mi vergogno di starti accanto, io che dimentico tanto spesso e per tante ragioni il mio amore, tante volte per ricordare di te la sola la sola donna das Kurzbeinige, wüschenswerthe Geschöpf, una creatura cioè senz’anima o pensiero ma fatta così e così!

[28 Gennaio] 28 JANUAR
Non mi pare che Bianca ci secchi. Certo la sua presenza è un ostacolo alle tue labbra ma talvolta per me il piacere di sfiorare i tuoi capelli o le tue guancie è altrettanto grande che di baciarti in bocca. È qualche cosa di simile al piacere che dici di provare tu al vedermi lontano e fra la gente. Così da lontano poi per me c’è un altro godimento. Non potendoti stringere a me rinasce in te l’antica Livia di cui io non azzardai mai di stringere troppo lungamente neppure la mano e poi quando mi riesce di rubarti una carezza mi pare sia veramente qualche cosa che non mi spetta e che sia truffato contro tutte le regole di società. E penso: Che cosa direbbero tutti e tutte che la conobbero, che Livia Veneziani si lascia baciare e abbracciare da suo cugino? Quale scandalo! E lo scandalo mi piace quanto la puttella [1]. Oh! come è bello avere le cose proibite! È questo mio sentimento che mi fa temere per il mio e per il tuo avvenire.

[29 Gennaio] 29 JANUAR
Devo essere sincero io! Non potrei neppure essere altrimenti. Mi dicono che con le mie gelosie non faccio altro che metterti della malizia in corpo; e sia così! Se il corpo accoglierà la malizia, vuol dire che non avrebbe potuto sfuggirle in nessun modo e che se la sarebbe procurata da solo! Io non ho dormito tutta la notte e non potrei quindi tacere; ho passato una notte e passo una giornata come ne passai altre per ben altre donne. Cara mia, quel capitano non solo ti fa la corte (a lui costa poco) ma te la fa allegramente secondo gli usi della sua montura. Che tu non ne abbia colpa io non dubito perché sarei ben altrimenti se ne dubitassi, che io poi non abbia il diritto di fare il geloso con lui è anche certo perché non vorrei aggravare la mia condizione dandogli questa soddisfazione! Il te toisait tutta la sera (benedetta la lingua francese) e tu prima che io non te ne abbia avvertita avevi l’occhio frequentissimo per lui! Poi avesti un altro torto! Mi dicesti che avete molti obblighi con lui! E chi se ne infischia? Me lo dicesti per spiegare le tue occhiate? Se non starai meglio attenta alle tue parole la mia posizione è grave e la tua anche. Finora non c’è stato che un male! Sono abbattuto di nervi come ero quando aspettavo quella tua decisione da cui io attendeva la pace e la felicità della mia vita!

[30 Gennaio] 30 JANUAR
ore 11 ant.
Ho fumato un’ultima sigaretta proprio per distrarmi da un pensiero increscioso. Siamo entrati iersera in caffè ed un ufficiale puntò su te gli occhi disonesti. Tu corrispondesti non una ma più volte; io allora mi chinai per farti attenta che io facevo la spia. La cosa tutta durò un attimo ma bastò perché persino l’ufficiale la comprendesse. Mi diede un’occhiata di rancore perché io gli avevo guastato il suo piacere. Per me non v’ha alcun dubbio che tu abbi civettato. Te lo dissi subito ma poi appena ci pensai intensamente tanto da essere sicuro che il fatto aveva tutta la solidità di un fatto accertato. Accertato da te, da me e da lui. Bada! Ne sono disperato come di una sventura! E feci questo proposito: Voglio conquistarmi il diritto al sagrificio delle tue male abitudini. Io non fumerò finché tu non civetterai di nuovo!
ore 4-7 m. pom. 31 JANUAR
Sono stato alquanto brutale iersera ma poco fa tu mi telefonasti che non ci pensavi e perciò non ne ho il grande dispiacere che dovrei. Anzi ci ho del gusto; così mi conosci brusco e violento come sono. A certi riguardi dovrò però abituarmi; almeno almeno a quello di non dirti delle parole meno che rispettose dinanzi a gente, neppure dinanzi a Schreiber. Bisogna scusarmi; sai bene che non feci sinora all’amore con gente molto fine. E poi quell’imbecille di Schreiber aveva commesso il tuo stesso peccato; così vi sgridai a tiro due in questo precisamente fallando rozzamente perché te non dovrei mettere accanto a nessuno, in nessun modo. Accanto a me e a nessun altro.

2 Febbraio* 1 FEBRUAR
Sesanna e ritorno
Mi svegliai alla stazione, portatovi dalla bontà di Giusto: Mi svegliai specialmente perché ti vidi tanto lieta di vedermi che ne ebbi calda l’anima. Tanto lieta al momento di lasciarmi? Ma in quell’istante non ci pensai più che tanto; eri lieta perché mi vedevi. Ci sedemmo da buoni ragazzi e marciammo nel vasto mondo uniti per la prima volta in ferrovia. E fino al punto in cui ci lasciammo non ci fu nulla di nuovo meno che una carestia enorme di tunnels. Ma poi tu, oh! capra! viaggiasti avanti con una lieve occhiata dalla finestra che mi scaldò ben poco nella fredda aria mattutina ed io ritornai. Se sei già adesso così come sarai poi, più lontana da me? Mento! Perché tutta la mattina ti sentii buona, mite amante, come lo ero io stesso. Al ritorno fumai per l’ultima volta come un turco e viaggiai con l’ispettore delle poste di Sesanna il quale mi consigliò di non sposarmi. Egli era molto insistente e dovetti infine promettergli che non mi sarei sposato. Così ci separammo buoni amici.
3 Febbraio* 2-3 FEBRUAR
Ho un mondo da fare ma pur voglio stendere una parte delle mie impressioni sulla tua cara, cara lettera, ma bien aimée!!! Mai non ho avuto tanto chiara la coscienza della mia inferiorità sentimentale! Oh! per divenire uguale a te con la tua semplicità d’espressione non mi basterebbe neppure di divenire sano e forte! Tu ami semplicemente e nella tua mente sana la cosa nuova s’adagia accanto a tutte le altre cose buone e caste che albergano sotto i tuoi capelli biondi e ne risulta un tutto buono, casto, sincero, assoluto. Io invece, come sono differente! Il pensiero a te viene scacciato ogni tanto dal pensiero a me; che cosa di male ci sarebbe se per tutte le gioie che tu mi dai, io avesse a soffrire anche un poco, per gelosia e per inferiorità sociale? Invece quando penso che tu mi farai soffrire, ti amo subito meno. Hai poi ricevuto la lettera che ti scrissi e leggesti anche queste pagine. Come l’espressione ne è poco sincera in confronto alla tua, tu Knospe, come ne è ricercato il pensiero come vi è accarezzata sempre piuttosto l’idea che il sentimento! Quasi, quasi sembra che io ami nello stesso modo come a 12 anni giuocavo; con una terribile* paura cioè di venir detto puerile! Scrivendo ho le lagrime agli occhi dal dolore di non somigliarti di più eppure di queste lagrime non resterà traccia su questa carta. Il terribile retore che in me è sempre in guardia, prende il sopravvento e offusca tutto quanto io ti posso dire. E la cosa è più grave di quanto a te possa sembrare, Livia mia. Ma già tu non hai paura. Io ti amerò sempre come la fine del secolo me lo permetterà e non altrimenti. Forse, ad onta della mia vicinanza, a te rimarrà la parola franca e semplice ch’è il tuo destino. Così dimostrerai anche una volta che tu sei incorruttibile! Guai! Se tu avessi a somigliarmi!

6 Febbraio* 4 FEBRUAR
Come eri cara questa mane a Nabresina, alquanto pallida e stanca ma contenta tanto di vedermi che fui destato di nuovo una seconda volta e vidi per la prima volta la bella giornata chiara piena di sole. Tanto piena di sole! Olga mi disse che ti teneva rancore perché a Vienna t’eri comportata alquanto duramente, non so dove. Il sole aumentò ancora, ancora! Ma quella mia suocera! Prima di mettermi al lavoro, nel pomeriggio, ti telefonai, per riudire la tua voce e il sole restò lucente. E adesso (5 1/2) che mi preparo di venire da te e ch’è notte fatta il sole luce più che mai.
ore 6 pom.
Quell’animale di Schreiber mi raccontò che venne da voi nel pomeriggio il capitano. Che il diavolo si porti quest’ultimo ma parola d’onore che restai tranquillo.

7 Febbraio* 5 FEBRUAR
Il 5 e il 6 non scrissi per ira. Era andata accumulandosi accumulandosi sempre per cose da nulla e che quando non sono sulla via di ruminare vedo futili come sono, finché da prima a mezzodì mi dicesti che avresti fatto quello che avrei voluto io. Io stetti commosso a sentirti e soltanto pensai che forse c’era qualche riserva in quelle parole. Da quel primo pensiero passai oltre a ruminare, ruminare finché di sera (te lo raccontai immediatamente) ti feci la spia. Ma poi quando potei guardarti negli occhi buoni e onesti, mi tranquillai definitivamente. Forse anche collaborò il rimorso che io, nella mia qualità di ruminante, sento con grandissima vivacità.2 Ora sono tranquillo come se nell’atmosfera per me non vi potessero più essere delle minaccie ma non sono lieto; anzi c’è in tutto me un fondo di amaro, di tristezza che voglio descrivere proprio per aver pronta la parola il giorno in cui vorrò dirtela.

8 Febbraio* 6 FEBRUAR
6 pom. con tutt’altre idee per la testa
Era una specialità del mio carattere finora di permettere intorno a me a tutti i caratteri di manifestarsi e svilupparsi secondo la loro natura. Ogni mia ingerenza in queste manifestazioni mi sarebbe sembrata un delitto. Mi piaceva assistere a tali manifestazioni come un curioso; se mi era possibile, aiutarci acciocché la parola o l’atto del Tizio relativo riuscisse più completa e arrivavo fino a sopportare delle noie pur di lasciare altrui la perfetta libertà. I miei più intimi la chiamavano tolleranza; invece per me era un obbligo che sentivo imperiosissimo. Ora da te il mio obbligo non dovrebbe apparirmi mutato o non mi pare; non dovrei alterare il tuo carattere per importi il mio, e più ancora, non dovrei impedire a tale carattere di manifestarsi come gli pare e piace. In questo poi c’è un evidente pericolo per me. Corro il rischio di non più conoscerti abbastanza. Ma è inutile ch’io mi dica queste cose. Sono perennemente sull’attenti per avvisarti ch’io non ti voglio così o che ti voglio così. Ne sono proprio avvilito; per te perdo la qualità a cui più ci tenevo.
10.2.’96 ore 4 ¸ 7 m.p. 7-8 FEBRUAR
Sì bombon! Sono parecchi giorni che non ti scrivo e lo strano si è che passai in questi giorni da un estremo all’altro. Non dimenticherò tanto presto quella gita dal Tergesteo alla casa tua dove mi auguravo d’essere piuttosto sotto che dentro alla carrozza. Tu ancora adesso non puoi capire come tutt’ad un tratto mi sentivo lontano lontano da te disperato di non vedere più la possibilità di riavvicinarmi. Perché se mi fossi messo ad insistere tu certo, per compiacermi, avresti finito col ritirare o sminuire quelle disgraziate parole. Che cosa ne avrei fatto io altro che cavare un nuovo rancore per te che, pur a fine di tranquillarmi, avresti voluto ingannarmi? Non c’era rimedio e io nulla tentai fuorché di celarti il mio stato e vi riuscii perché tu a tutto avresti potuto credere fuorché a questo: Ch’io pur amandoti e desiderandoti piangevo come una sventura il fato che mi sta per legare a te. Se non mi ami ora, quando mi conoscerai ancora meglio, ruminante seccatore, come sarai per me? E sto per fare un passo ch’io non ammettevo possibile, dato il mio carattere e le mie circostanze; credevo di farlo pieno di testa e di cuore e invece...
11.2.’96 8FEBRUAR
Baje! Non ho nessun desiderio di continuare a filare su quella storia. Soltanto mi pare che la prima frase impiegata nella pagina d’ieri non sia molto chiara. Dissi che in questi giorni passai da un estremo all’altro: L’estremo del rancore e del dispiacere in quell’istante in cui stetti tutto disperato seduto là in quella carrozza, l’estremo della calma dolce, serena, in quell’istante in cui ti scrissi tutta quella diatriba qui appresso. Capirai dunque che per questi giorni farò meglio di scrivere meno per non aver a gettarti addosso tanto inchiostro di rimprovero.
11 Febbraio 1896 ore 4-7 pom. 9-10 FEBRUAR
Confessione
Capisci, mio dolce confessore, che potrei essere anche più peccatore di quanto non sono e sperare istesso nella tua assoluzione. Intanto ti racconterò che dopo tante e tante promesse ora, in questo punto, fumai l’ultima sigaretta. Già, quando leggeremo questa pagina saranno trascorsi molti giorni e se avrò tenuto la promessa tu mi assolverai con facilità. Ma ho ancora degli altri neri delitti sulla coscienza. Ieri ti chiesi con faccia tosta il permesso di andar a trovare una signorina. Io non ti dirò altro che questo: Facesti bene di non permettermi di andarci. Mi assolvi? Parola d’onore che al momento di fartene la domanda io con la stessa ingenuità con cui tu mi ascoltavi io parlavo, ma ora, pensandoci, conoscendomi e conoscendola, sento proprio il bisogno di avere un’assoluzione. E non è finita. Bada, non ancora tutte le parole che tu mi dici io le prendo alla lettera. Perché mi disse questo? penso quando sono solo e vado indagando i motivi che possono averti indotta a dirmi qualche cosa, visto che non so rassegnarmi a credere puramente nella parola che ferisce il mio orecchio. L’analizzo, metto in relazione tante parole che poi tu neghi di aver pensate in relazione e per me finisce che la tua faccia bianca si oscura, i tuoi capelli d’oro divengono di un metallo meno puro e mi dispero che io, tanto corrotto, non abbia trovato tutta quell’assoluta ingenuità che cercavo, che volevo, che credevo competermi. Spesso penso che hai detto una parola per tranquillarmi più assolutamente eppure ad onta che suppongo nella mente tua gli scopi più puri, resto ferito che non mi sia possibile di credere al suono della tua voce, alla parola stessa, al suo atteggiamento, proprio come esce a muovere l’aria. Ma tu m’assolvi nevvero? È male, male, assai male quello che è, ma è così e avrei torto di celartelo.
Ore 4¸7m. pom. 11 FEBRUAR
Ancora sempre e per l’ultima volta rumando. Quando sarò sereno? Talvolta penso che ora che sono tanto deciso di guarire e di ringiovanire mi farebbe bene di dirti: Sospendiamo per un mese il nostro fidanzamento, lasciami vivere per un mese nell’idea che tu non sei destinata a me e per questo che il pensiero a te non mi agiti e non mi alteri tanto. Forse allora mi calmerei più facilmente, potrei dormire almeno le ore che mi sono permesse. Basta che in quel caso le paure di perderti definitivamente non mi facciano peggio ancora. Oggi sto molto, molto male ma pure questa sera voglio essere allegro allegro, acciocché tu non possa rimproverarmi la mia tristezza.
[12 Febbraio] 12 FEBRUAR
Di nuovo e per l’ultima volta ore 4 ¸ 7 m. pom.
Io sono in via di guarire. Faccio così la diagnosi: Penso a tutte le già tante persone che so averti desiderata e esamino se il mio rancore è molto, molto forte. Sto meglio di nervi quanto meno rancore sento. Figurati ch’è possibile che quando sarò guarito del tutto io ti starò accanto sereno ad assistere al movimento dei tuoi occhi che quando guardano accarezzano. Del resto pare che anche i miei occhi accarezzino ma solo te: Oggi ti guardavo e Nino stupito esclamò: Come la guarda! Dimmi ancora che non t’amo o che non te lo dimostro, capra, e chiamerò tutti coloro che ci stettero accanto in questo tempo a testimoniare. L’istituto dei testimoni ci sarà sempre nella nostra relazione. Io diffido dei miei sensi e diffido dei tuoi. Dunque eventuali dispute saranno sempre affidate per il verdetto ai terzi.

[13 Febbraio] 13 EBRUAR
F
Storia veridica della mia probabile guarigione
Quella sera che promisi a Livia di non più fumare pensai ch’era la prima volta ch’io faceva una tale formale promessa a persona assolutamente onesta. Da bel principio respinsi da me qualunque riserva mentale e feci la promessa con la stessa ingenuità con cui veniva ricevuta. Poi la mantenni con quella identica ingenuità. Era come uno spostamento di personalità. Era la stessa Livia che aveva promesso e che ora manteneva. Non sarebbe possibile altrimenti! Mi sento perciò tanto, tanto biondo.
ore 4 - 7 m. pom.
Poco fa al telefono ti sentii raffreddata, oh! non di raffreddore ma di freddezza. Pecora! Come hai torto. Io son qui pieno di rimorsi per le poche parole che ti dissi dinanzi ai terzi, delle quali parole però ogni singola era una dichiarazione d’amore e tu mi tieni rancore! Una delle persone presenti a quella scena mi disse che tu sei un angelo, che io sono troppo vecchio e che va da sé che tu non possa neppur comprendere le mie esigenze!!
In grazia a quella baruffa col tuo consenso fumai per l’ultima volta e non se ne parli più.
[14 Febbraio] 14 FEBRUAR
Non credere che sia una tua occhiata data ad altri che m’offenda, è l’idea che quell’occhiata mi dà la prova che nel tuo animo c’è la vanità e il desiderio di piacere, che m’offende. Quello sì! Siamo oggi fidanzati da 8 settimane ed io vado ancora sempre studiando ansiosamente il tuo carattere. Siamo stati finora poco fra gente e perciò ogni qualvolta vi capitiamo io ti studio con la dolorosa, medesima, ineffabilmente dolorosa, preoccupazione. Perciò mi vedete cadere moralmente non appena veniamo in date circostanze! Chissà se mi muterò! Ma intanto come mi dispiace di toglierti fra la gente la disinvoltura.

[15 Febbraio] 15 FEBRUAR
ore 10½ ant.
Ieri erano otto settimane. Mi hai mutato per bene! Tanto da riconoscermi! Ne ho ancora sempre delle rane anzi più numerose che mai, ma sono del tutto differenti; gracchiano con tutt’altra voce! Otto settimane fa erano tali che ci volle tutto il mio giovanile desiderio per vincere i miei proprii dubbi! E questi dubbi erano prima di tutto sul fatto tanto grave, tanto importante che andavo compiendo! Ho fatto poi bene di uscire dal mio solitario egoismo beatamente tranquillo? Non ci penso più! Le rane ora non dicono altro fuori che sulla mia età e sulla mia salute! Dubitano, dubitano! Quac, quac, quac! Bestie infami! Son desse che mi tolgono la tranquillità, il sonno, la salute!
18 Febbraio 1896 ore 10 ant. 16 - 18 FEBRUAR
Tua madre m’ha fatto venire tante rane che dopo il suo discorso in carrozza m’è capitato di nuovo, dopo tanti giorni d’intervallo, il desiderio di scrivere. Ella ha ragione, evidentemente ha ragione. Ci pensai lungamente. Io oggi mi trovo in fatto d’amore in uno stato ben differente dal suo. Ho tutti i desiderii oltre all’affetto e tutti dicono che quelli son più forti di questo. Eppure quando con uno sforzo di pensiero riesco a pormi nei panni di Olga e mi figuro che tu la quale sei per me quello ch’è per lei Szolness il costruttore potessi pormi in quella condizione di dipendenza, di pensieri, di affannosa e in parte vana attività, proverei per te una specie di ribrezzo come per un nemico a cui la mia mala sorte mi avesse legato: A quest’ora tu sai in quale strana guisa io sia suggestionabile. Iersera, uscito dalla carrozza, mi misi a camminare per le vie pensando a tutte le parole violente e dolorose del dragone. Pensai che tu sei la figlia di ambidue e che il destino può averti dato il carattere dell’uno o dell’altra; quel cieco destino contro cui la lotta è vana. E dal pensare al tuo carattere passai a pensare al mio. Se tu avessi il carattere di tuo padre, io certo non avrei quello di tua madre e se te ne capitasse la mania tu potresti costruire senz’alcun ostacolo, costruire la villa, il giardino, la fregata, la mia infelicità. Camminai lungamente le vie senza neppur vedere le maschere e poi accanto al signor Eugenio senza neppur udire quello ch’egli mi diceva. Buono per me che non trovai Veruda perché certo gli avrei detto la mia infelicità, i miei dubbi. Fumai fino a poco fa.
ore 10 ant.
Ma ora invece ho di nuovo la mia tranquillità perché da tutte le osservazioni fatte mi pare che sia io piuttosto che ho il carattere del costruttore e tu quello del frenatore. Se mi riuscirà di minare la famiglia ad onta di te, tanto peggio per me. Parlai con te per telefono proprio lieto, lieto, tu mio dolce curatore.
[19 Febbraio] 19 FEBRUAR
ore 12 antim.
Ah! quella carogna di Nino vuol farmela vedere disabituandosi per primo dal fumo. Gliela farò vedere io. Oggi compisco 34 anni e 2 mesi. Ebbene! Questa che sto fumando è l’ultima sigaretta! Caro bombon! Se non riesco almeno a tanto allora cosa potrò fare per te nella vita? Niente! E tutti i miei propositi se ne andranno in acqua e tu non sentirai di dovermi nulla e potrai sentirti più libera, meno obbligata di sagrificarti a me. Perché io da te vorrò sagrifici! L’hai già capito?
Di comune accordo ore 9h 5m. pom.
Ecco però una giornata che non fu bella. Io non saprò neppur dirti dove tu mancasti o dove io mancai, ma certo è che t’amai meno e che tu carogna m’amasti pochissimo. Con gli occhi di seta ami tutto quanto guardi e non hai un’occhiata speciale per me. È forse da ciò che risultò tutto il mio malcontento. Quando non troviamo il verso di parlare molto insieme, a me pare che tu mi dimentichi.
[20 Febbraio] 20 FEBRUAR
Iersera (te lo dissi subito) mi sentii vecchio vecchio e sentii3 te giovine, giovine. Giammai non avevo sentito la disparità nella nostra età in un modo tanto evidente e cominciai a pregarti con violenza di dirmi che anche trovandomi vecchio, vecchio, sempre vecchio, mi avresti amato tout de même. Non mi desti mica questa soddisfazione, carogna! Mi dicesti di non comprendere, di non capire, di non pensare e mi congedasti. Oh! capra!
ore 4 - 7 m. pom.
Fumai per scacciare un altro nuovo increscioso pensiero. A te il mio dono d’oggi sembrò misero. Certo non era degno di stare accanto al tuo ma che vuoi? Siamo ai 20 e la bolletta regna sovrana! Oh! bombon! Perché non sono ricco per poterti intrecciare nei capelli ogni mese una nuova gemma?
[21 Febbraio] 21 FEBRUAR
Dopo di averti telefonato mi sento la coscienza pura come quella di un neonato. Sì! Da questa data incomincia la mia virtù. O meglio invece che da questa data, diremo dai sentimenti da cui in quest’istante sono animato. Ho il cuore e la mente tanto pieni di te che poco fa, al telefono, sentendo la tua voce, ti sentii tanto vicina che appoggiai le labbra al telefono per inviarti qualche cosa di meglio del suono della mia voce affumicata.
ore sei pomeri.
Per l’ultima volta definitiva ricorro al libro per confessarmi. Fumai come un turco da questa mane ma quando ti farò leggere queste parole e ti potrò assicurare che poi rimasi sempre fermo alla promessa, tu mi perdonerai nevvero mia dolce bionda? Bacio d’amore...
22.2.’96 ore 10 ant. 21-22 FEBRUAR
ore 10 ant.
Come siamo fatti noi uomini! Io ho dietro di me un sozzo passato che mi ruinò la vita e l’intelligenza e di cui mi vanto con te lieto quando vedo passare nel velluto dei tuoi occhi un lampo di gelosia. Tu invece hai un passato puro, trasparente, come l’acqua di certi laghi di montagna. Eppure ogni piccola tua inclinazione, ogni pensiero che passò per la tua testina di fanciulla romantica mi desta la più dolorosa gelosia. Non mi curerò delle tante orribili rane? Adesso per non affliggerti ti telefonai ch’ero sereno! Invece da ieri a sera mi risuona continua nell’orecchio la tua dichiarazione ch’eri andata a quel ballo credendo di trovarci la felicità della tua vita! E come lo dichiarasti con convinzione e con tristezza.
ore 4 ¸.
Lunedì 25 Febbraio* ore 12 pom. + 2 ore 23 FEBRUAR
Qui termina il primo periodo e incomincia l’evo moderno
25.2. ’96 mezzanotte + 2 ore
A quest’ora per essere più intero della mia Livia rinunziai definitivamente al più caro dei miei vizii.
Lunedì 25 Febbraio* ore 12 pom. + 12 ore 24 FEBRUAR
Questa lunga, noiosa storia del fumo (che qui va a finire) ha pur essa avuto il suo lato buono. Io mi auguro che per tutte le mie debolezze tu abbia a dimostrare la stessa indulgenza che hai avuta per questa.
Mi sarà difficile p.e. di dimenticare la mia fretta quasi offensiva (misi la storia in modo che una mia sigaretta rappresenta un’offesa a te) con la quale corsi a fumare iersera non appena giunto alla stazione e la calma e la dolcezza con cui tu subito perdonasti. È solo per rifare il mio ferreo proposito che adesso, poco fa, fumai l’ultima sigaretta. Sarebbe ben ridicolo che continuassi tutto il mio fidanzamento a farti di queste storie. Allora sarebbe stato meglio che tu avessi preso un altro fidanzato altrettanto noioso e più ricco.
Scommessa con Ortensia.
Lunedì 25.2.’96 ore 12 pom. mezzanotte + 12 ore
A mezzanotte + 12 ore 25 FEBRUAR
Uno degli atti d’energia maggiori compiutisi in questo secolo nel litorale dunque 26.2. ’96 ore 12 ant. mezzodì anzi meno un’ora. Neppur oggi non ci vedremo. Eppure avrei il più vivo desiderio di baciarti lungamente. Sono, come vedi, animato dai migliori propositi. Se io voglio, da questo istante può cominciare la mia salute. Perché non avrei da volere?
Cessai di fumare un’ora prima del dovere perché oggi mi trovo in uno stato curioso. I propositi s’accumulano in me e anche l’amore. Ho, fra altro, una paura orribile che tu abbia a disistimarmi leggendo queste righe. Nevvero che tu non mi disistimi? E che mi stimerai anzi molto se adesso potrò guardare a quest’ultima data con orgoglio?
26.2.’96 ore 11 ant.
Ore 11 ant. 26 FEBRUAR
Per essere più sicuro di me, volli che la data segnata qui in alto sia notata anche da te e ti telefonai. Ora sono in perfetta regola con te e con la mia conscienza. Chissà per quanto tempo!
Ancora 24 ore dunque 27.2.’96 ore 11 ant. 26 FEBRUAR
27.2. ’96 ore 11 ant. 27 FEBRUAR
Sarebbe stato troppo eroico d’incominciare a non fumare nelle 24 ore in cui affatto non ti vidi!
Tuo permesso e tua proibizione.
29.2.’96 ore 4a pom. 27 FEBRUAR
29.2.96 ore 4 pom. 28 FEBRUAR
[29 Febbraio] 29 FEBRUAR
ore 4 pom.
Bada che se io m’accorgessi che tua madre con me o con te troppo frequentemente desse manifestazioni del suo brusco carattere, senz’alcuna esitazione io me ne staccherei rinunziando a tutti i vantaggi che ci possono derivare dalla convivenza coi tuoi genitori. Io voglio pace nella mia famiglia e sarò sempre piuttosto disposto a sopportare la penuria che la manifestazione brusca di un rancore continuo. Questa che faccio è solo un’annotazione per ricordarmi di parlare con te ulteriormente di quest’affare.
2 Marzo* orario provvisorio seib pom. 1 MÄRZ
Ecco da questo punto corre il periodo del diploma. Ma del resto la cosa più importante è che da questo comincia l’era novella.
2.3.’96 ore 12 ant.
ore 6 pom. due tre novantasei
3 Marzo* ore nove pom.a 1 März
Oggi credo che passeremo insieme una splendida giornata. Ne sono già tutto giocondo. Fuori c’è un sole un’aria tepida e serena che dà anche al mio animo un’enorme quiete. Sono anche soltanto in disposizione d’amore e di non fare altro. Perché scrivere, perché pensare? Anche le rane d’ieri sono meno romorose.
3.3.’96 ore 9 pom. - ore 10 pom.
3 Marzo* ore 9 pom. 2 MÀRZ
Strano che io non provi più sì vivo il bisogno di scriverti. Nevvero che non attribuirai questo ad una diminuzione d’amore? C’è una pace in me quando penso a te che finisce che non provo un grande bisogno di dirti delle cose che - certo! - tu comprenderai non appena te le avrò dette. Perciò te le dico con più semplicità e chiarezza a voce.
Ho avuto torto di preoccuparmi tanto di tua madre, mia suocera. È violenta ma non credo che mi sarà mai difficile di ridurla alla ragione. Il male sarà tutto per te ma ti garantisco io non in mia presenza. Ti sposo per aver il diritto di seccarti io solo.
ore 9 pom. 3 MÄRZ
Con tutta calma e serenità dichiarai ch’è la data suddetta che sarà apposta sul proclama che tu firmerai. Sarei veramente uno stolto se mettessi a repentaglio la mia serenità, anzi assolutamente la mia felicità dedicandomi a un vizio che mi ruina evidentemente l’attività cardiaca e quindi l’amore. È l’ultimo tentativo che faccio e con tanta serietà che non te ne parlerò neppure. Sappi - e questa frase di qui a qualche tempo tu leggerai - se ricordo è indizio che non ti amo o non ti amo abbastanza, tu, mia virtù!
La notizia della disfatta degl’Italiani in Africa mi fece male, molto male. Vero è che se anche non fossi stato fidanzato, non sarei andato laggiù perché avrei allora avuto altri impegni. Ma così - non si crederebbe - ci penso più del solito. Come disse tuo padre io son per te un cerotto! Avrei fatto meglio di spendere quel po’ che resta della mia gioventù laggiù invece che dedicarla a rubare a te la quiete e la tranquillità e farti piangere. Lasciamo stare! Dunque ore 9 pom. e finis!
[6 Marzo] 6 MÄRZ
Livia Veneziani nata per Schmitz,
È bionda non v’è dubbio ma però ad onta della faccia bianca e degli occhi verdi si potrebbe credere ch’ella avrebbe sopportato benissimo di nascere bruna e non per ciò sarebbe stata meno Livia né meno nata per Schmitz. Donde tutti quei capelli che non parvero destinati a quella testina fine? Talvolta tutta la personcina ne è squilibrata come una pagoda. Donde quella voce di contralto? Bassa, profonda, minacciosa, resta mite e buonab tanto spesso e non si capisce come. È armoniosa ma non accanto al colorito della faccia e dei capelli. Oh! tanto bionda nei sentimenti cara Livia!
Venerdì 13.3.96 ore 5 pom. 4 M MÄRZ
In presenza di Livia! Il passato è dimenticato e perdonato e vengo messo ad un’ultima prova alla riconquista del mio onore. Bacio in luogo di firma.
13.3/96 ore 5 pom.
2 Settembre 1896 ore 10 ant. 7 M MÄRZ
Strano! Sono sposato da 1 m. e più e mi ritrovo identico con tutti i miei vizi. Ma fino a questo punto e non più oltre!
Caro bombon! Quante cose sono già passate fra noi e ognuna - il mio destino e il tuo carattere lo vollero – non fecero che aumentare il mio affetto! Aumenti sempre così! Forse potrai condurmi fino alla virtù del pensiero! Io - te lo prometto - t’aiuterò!