venerdì 18 aprile 2008

Sull'astensionismo

Siamo ancora in campagna elettorale, il 27 e il 28 aprile si deciderà chi, tra Rutelli e Alemanno, sarà il prossimo sindaco di Roma, per cui non è ancora anacronistica una riflessione sulla situazione politica italiana: lo sarà magari ad urne chiuse visto che per molti, impegno politico si riduce semplicemente all’espressione del cosiddetto ‘diritto-dovere’ di voto.
E questa riflessione, maturata negli ultimi giorni, nasce dalle critiche ( a cui sono sempre aperta se creano occasione di confronto) che mi sono state mosse per via della mia presa di posizione sull’astensionismo.
Lunedì scorso, quando, già dalle prime proiezioni, appariva ormai scontata la vittoria della coalizione di centro-destra, un coro di urla feroci e indignate si è levato da parte di quell’Italia antiberlusconiana che ha addebitato la vittoria di Berlusconi a coloro che, come me, hanno deciso di astenersi non manifestando così il tanto decantato ‘voto utile’ al Partito Democratico.
Ma se oggi Berlusconi, per la terza volta, è stato eletto capo del Governo, la responsabilità non è di chi alle urne non si è recato, ma è di quella sinistra che in tutti questi anni non ha fatto altro che aiutarlo, imitarlo, giustificarlo (a partire da Massimo D’Alema nel 1994);
di quella sinistra ipocrita che, come già espresso da Giorgio Bocca, fa campagna contro chiunque si opponga al suo bipartitismo, al suo doppio gioco, la stessa che, attenta al bon ton e alle buone maniere, fa di tutto per mettere a tacere chi con intransigenza ne analizza la sua inadeguatezza politica;
di quella sinistra che negli anni non ha saputo o voluto fare una legge sul conflitto di interessi e che di conseguenza ha permesso a Berlusconi di rafforzarsi e riproporsi;
di quella sinistra illuminata che si fa contrita, addolorata, davanti allo sfacelo che ha fatto seguito alla c.d. legge sul precariato, ma che in due anni di governo non si è preoccupata di modificare;
di quella sinistra buonista e moralista che, in seguito all’entrata in vigore della legge Bossi-Fini, ha urlato, indignata, allo scandalo, ma che una volta al governo non è stata capace di abrogare;
di quella sinistra falsamente laica che, consapevole dell’enorme influenza che ha il Vaticano sulle scelte politiche nel nostro paese, non si è battuta per il riconoscimento dei diritti civili alle coppie di fatto e alle coppie omosessuali, che non ha certo messo a rischio quell’enormità di voti che il Papa e i suoi Cardinali sono capaci di muovere;
di quella sinistra che ha nominato Clemente Mastella Ministro della Giustizia, lo stesso Mastella che ha ostacolato, impedito, infangato l’indagine Why Not condotta dal P M De Magistris, proprio quando stavano venendo allo scoperto tutta una serie di stretti legami tra i poteri dello stato e quelle cosche che in Calabria gestiscono l’intero business degli appalti e degli incarichi pubblici;
di quella sinistra che, schierandosi dalla parte di Mastella, ha alimentato il senso comune che tanto i ladri e i truffatori stanno sia a destra che a sinistra;
di quella sinistra che, al pari della destra, nei piccoli centri del Sud Italia, candida nelle proprie liste esponenti politici legati alle cosche, cosciente del fatto che, senza i voti che ruotano attorno alle famiglie mafiose, in Calabria così come in Campania, le elezioni non si vincono;
di quella sinistra incapace di studiare, di organizzare, di propagandare e di conseguenza inadatta a governare.
Da cittadina non mi sento orgogliosa all’idea che un pregiudicato, un corrotto, un corruttore come Berlusconi, uno che tesse le lodi di un dato Mangano, condannato per associazione mafiosa, sia a capo del Governo del Paese in cui vivo.
Da comunista non sono felice all’idea che Gianfranco Fini, ‘padre’ di una legge vergogna in tema di immigrazione, che sostiene che è tempo di separare la politica dalla storia, forse perché di quella storia vorrebbe che la gente ne dimenticasse gli orrori e le violenze, sia il prossimo Presidente della Camera.
Da persona con dei valori sociali non posso non indignarmi con quel 9% di italiani che ha sostenuto la Lega Nord, la stessa che continua ad urlare ‘a calci in culo gli immigrati’ e che propone di tagliare gli stanziamenti alla fondazione della Montalcini, Premio Nobel per la Medicina, scienziata ammirata e stimata in tutto il mondo.
Personalmente non potrei mai votare Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord e, senza voler essere per forza politicamente corretta, non stimo chi lo fa.
Allo stesso tempo però non posso neppure dare il mio appoggio alla sinistra perché comunque, a conti fatti, è il meno peggio: mi sembrerebbe un ragionamento qualunquista.
Astensionismo, se è frutto di analisi, di riflessione, non è qualunquismo: lo diviene solamente se è conseguenza di disinteresse o di pigrizia intellettuale, ma né più né meno di quanto può essere qualunquista il voto espresso dal buon padre di famiglia a favore del futuro assessore della piccola cittadina di provincia a cui è stato promesso in cambio un impiego all’ufficio del catasto.
Il qualunquismo può esprimersi tanto nel non voto quanto nell’espressione del proprio voto.
Quasi mai identità è identificazione: io mantengo la mia di antiberlusconiana, di antifascista, di persona profondamente di sinistra, negando il mio appoggio a questa, cosiddetta, sinistra.

Aurora De Pace

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